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La mancanza di coraggio ostacola cambiamenti positivi a tutti i livelli. Considerate politici inefficaci che cambiano le loro posizioni in base ai voti che potrebbero ricevere e non in base a delle convinzioni. Considerate tutte le volte in cui avete visto persone che sanno di cose che non vanno – e sospettano anche che altri le facciano - ma non ne parlano. Considerate i peccati personali di omissione: non ringraziare, non elogiare o non dare quei riscontri positivi che possono rafforzare le relazioni.
Nelle aziende in difficoltà, ho notato un modello comune. I manager si esprimono in modo ambiguo nel dare risposte su nuove iniziative, stanno a guardare gli sforzi senza dare una mano e senza offrire risorse. Se il progetto funziona dicono di averci da sempre scommesso; se non funziona dicono «Ve lo avevo detto». Decisioni individualiste come non esporsi, accumulare informazioni o rimanere passivi rafforzano il processo di declino del sistema.
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Ma coraggio non significa mancanza di paura. Gli eroi sono terrorizzati dalla morte, ma passano comunque all’azione. Allo stesso tempo, coraggio non significa essere sconsiderati. La sicurezza offre un supporto all’audacia.
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La pratica, la passione e il supporto tra colleghi incoraggiano le iniziative.
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Quando gli altri contano su di voi e voi agite nell’interesse comune piuttosto che per la gloria personale, azioni coraggiose arrivano più facilmente pur se palesate attraverso un’agire individuale.
Rimanere ancorati allo status quo è una tentazione. Una volta stabilita la direzione, diventa la strada più facile da percorrere. Ma anche le altre strade devono essere esplorate, per evitare di rimpiangere domani quella che non abbiamo preso oggi.

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